Simbolico e metafore nella comunicazione d’emergenza

Cosa si racchiude nella narrazione dell’emergenza operata dai mass media, che così tanto attinge dall’immaginario? Qual è il ruolo del linguaggio in quest’opera comunicativa e quali i limiti del simbolico e delle metafore nella comunicazione d'emergenza, per non risultare retorici? “Angeli del fango”, “eroi delle macerie”, “bomba d’acqua”, “guerra al virus”: perché si utilizzano metafore spesso derivate dal contesto bellico e quali alternative ci sono?

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La comunicazione preventiva va affrontata ora (affermazione senza scadenza)

Ogni momento è quello buono per affrontare la comunicazione preventiva. A voler essere ancora più precisi, l'ideale sarebbe avviarla fin da quando un’emergenza supera il culmine della crisi: è questo il preciso istante in cui avviare i lavori per ottimizzare le risposte future.

È infatti la fase in cui sono ancora ben evidenti le criticità emerse ed è quando queste vanno segnate, messe nero su bianco, per tornare a considerarle in sede di de-briefing, innanzitutto, ma anche per iniziare già a pensare al futuro. Il ruolo di una buona comunicazione d’emergenza in fase preventiva, infatti, è permettere alle persone di dotarsi di pronte difese mentali nel caso si verifichi proprio un evento critico. Queste si attiveranno, favorendo quella resilienza di cui tanto si parla, ovvero un meccanismo flessibile che consente una più agevole ripresa del singolo e della comunità.

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La comunicazione d’emergenza a livello comunale

Il tema che trattiamo oggi è di scottante attualità. La testimonianza, che abbiamo l’onore di ospitare ad About Emergency, lo è ancora di più. GRAZIE quindi a Francesco Alleva, portavoce dell’amministrazione comunale di Bergamo. In questi 30 minuti racconta come hanno gestito l’emergenza Covid-19 nei due mesi più violenti per la comunità, come hanno operato online e offline, qual è stato il ruolo dei volontari.

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