AstraZeneca: tutta la verità.

AstraZeneca è al centro delle informazioni sui vaccini in questo periodo, a causa di una lacunosa comunicazione in risposta ai dubbi generati nelle ultime settimane su efficacia, effetti, costi contenuti. Quindi, la prima parola del titolo di questo articolo ha l’esplicito scopo di cattura dell’attenzione con un argomento a cui siamo sensibili allo stato attuale.
I due punti sono leva all’enfasi: significano “prendi fiato, il bello arriva”.
Quel “tutta” è cuore pulsante del titolo: non una in più non una in meno. La verità assoluta la trovi solo qui.
E poi, “la” verità, non una qualsiasi.
Forse a un pensiero critico sviluppato il dubbio dovrebbe venire proprio con “verità”, la scelta della parola di chiusura, di cui parleremo a breve.
La fine, invece, può avere diversi segni di punteggiatura. Un punto esclamativo carica lo slancio emotivo e scalda gli animi. Un punto da solo in chiusura offre la percezione di un mittente serioso e autorevole. I punti di sospensione lasciano invece intendere una suspence che anticipa rivelazioni.

Benvenuti nel mondo dei titoli clickbait.

I titoli clickbait

I titoli clickbait nascono come “esca da click”, questa è la traduzione del termine. Il sensazionalismo non è nuovo alle titolazioni di stampo giornalistico, tuttavia in quello online si celano dinamiche comunicative malsane. Induce ad “aprire” una notizia, fa sì che le persone lascino le loro tracce (i dati, “misura” del loro interesse) e con la loro impronta altro non facciano che avvalorare quel contenuto, rendendolo visibile ad esempio ai loro contatti, fungendo da garanti, in sostanza, di notizie create o enfatizzate ad hoc per suggestionare. Lo scopo è l’aumento delle rendite di natura pubblicitaria online, ma lasciando parte di noi in cambio.

Verità ed emergenza

Nell’esempio sopra riportato verità è una parola inflazionata nella comunicazione d’emergenza. È quella a cui tutti ambiscono, che tutti si affrettano a dire di detenere, una sorta di frutto proibito e chi lo proclama sembra dire: “se mangerai di questo frutto diventerai come Dio, conoscendo il bene e il male” (qui la versione originale CEI). Chi, d’altra parte, desidera ricevere l’opposto, la falsità? Il problema viene amplificato dai canali di comunicazione: dai media e dai sistemi di visibilità, quegli algoritmi tanto utili a mettere ordine nel mare di informazioni presenti online, ma fallaci quando orientano le ricerche, categorizzandole a monte.

La radice del reale

Nella comunicazione d’emergenza, c’è anche un problema di lettura della “verità”: le viene attribuito valore in misura direttamente proporzionale alla quantità di informazioni fornite. Eppure ne basterebbe “una” di verità, ma realistica, che rispetti la radice di “vero”, per cambiare sguardo e riconoscere che sapere poco ma sapere il giusto sarebbe una forma di rispetto anche di noi stessi e del nostro intelletto. Pensiamoci bene, quante volte un titolo come quello di cui sopra ha letteralmente accalappiato il nostro click? È in quel “tutta” lo stimolo alla curiosità, vogliamo capire se c’è qualcosa che ancora non sappiamo e se dovessimo trovare qualcosa che non sappiamo lo contrapponiamo al concetto di “verità”, per cui diventa “falsità” e “falso” chi ci ha tenuto nascosto quel qualcosa. A costo di non indagare poi sulla verità effettiva di quanto scritto.

Quindi, AstraZeneca?

Tuttavia, lo scopo di questo articolo non è solo lasciarvi questa sorta di conoscenza panoramica dei meccanismi che si celano dietro a un titolo clickbait, ma anche uno spunto di riflessione. AstraZeneca ha indubbiamente un problema di comunicazione: l’azienda non si affretta a fugare i dubbi, fornisce dati obsoleti e il tutto si traduce in un autogol. Vengono alimentati pensieri di “non tutta la verità”, questi si traducono in “quindi ci nascondono qualcosa”, da cui vengono generate poi “falsità” (tanto non c’è chi le confuta), tutto questo contribuisce a fomentare i complotti. Tuttavia, e da qui vuole nascere lo spunto di riflessione, è anche il vaccino venduto al costo di produzione fino a giugno 2021 compreso.

Ci siamo già domandati se, banalmente, la comunicazione così accanita nei suoi confronti (per non parlare di shitstorm) non potrebbe essere semplice operazione di marketing da parte di colossi farmaceutici che già vendono a costi alti, che hanno necessità di conservazione più dispendiose e devono trarne profitto economico? Certo non sta a noi scagionare dinamiche così rilevanti, se non si preoccupa chi ne è bersaglio, a noi mancano anche gli strumenti. Rimaniamo in attesa delle comunicazioni ufficiali con la consapevolezza che in realtà, su AstraZeneca non avremo mai “tutta la verità” (ma, anche, con la consapevolezza che questo ragionamento vale con qualsiasi attore: chi lavora da Pfizer non sa come si è mossa AstraZeneca, gli stessi ricercatori di AstraZeneca hanno seguito parti di processo e non tutte le dinamiche). A nostro avviso, viste le limitate competenze di noi tutti quando cadiamo nell’esca dei titoli clickbait, crediamo sia giusto così.

Lo strumento per avvicinarci alla risposta

P.s.: per un utile approfondimento su come avvicinarsi alla realtà, se non alla verità, vi rimandiamo all’intervista che abbiamo fatto a Clara Attene, per l’articolo La selezione dei contenuti nella comunicazione d’emergenza, di cui trovate anche la versione YouTube.

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