Il ruolo del volontariato organizzato nella comunicazione d’emergenza

Qual è il ruolo del volontariato organizzato nella comunicazione d’emergenza? La pandemia da Covid-19 è spunto inevitabile per una riflessione in merito, complice il suo protrarsi a lungo nel tempo, che offre una valutazione di confronto su diversi mesi di operatività.

Un principio equilibrato che si può associare al mondo del volontariato organizzato è uno di quelli fondamentali della psicologia della Gestalt, secondo cui “Il tutto è superiore alla somma delle singole parti. Dal momento che si tratta di una corrente incentrata sui temi della percezione e dell’esperienza, permette di immaginare che ciò che percepiamo del volontariato e l’esperienza che abbiamo di esso non siano una somma di elementi, ma una forza collettiva, dal potenziale davvero enorme.

Scegliere con cura il messaggio da trasmettere

Iniziamo da un aspetto: scegliere con cura il messaggio da trasmettere e sincerarsi che venga ascoltato può contribuire in positivo, con potenzialità di resilienza e di evitamento di ulteriori traumi, rispetto a quelli che l’essere umano in emergenza si trova già a vivere. Quindi, preparare quante più persone possibili alle emergenze stesse, con una comunicazione progettata, costante, capillare, che sfrutti il cosiddetto tempo ordinario per contribuire a quella che è, a tutti gli effetti,
una prevenzione non strutturale, è il primo passo per quella che sarà poi una efficace gestione dell’evento quando dovesse evolvere in negativo.

La figura del volontario

La figura del volontario, in tutto ciò, è quella di una persona che decide di adoperare il suo tempo libero in maniera gratuita per uno scopo corale più ampio, che mira a un supporto, quando non all’ottimizzazione, della condizione collettiva. Per sostenere adeguatamente qualsivoglia ruolo venga rivestito dal volontario, prassi vorrebbe che questi acceda alle attività a seguito di un corso di formazione e mantenga poi le competenze grazie a incontri di aggiornamento, specializzazioni del ruolo rivestito, esercitazioni. Quanto viene fatto in tempo ordinario rende il volontario di protezione civile un destinatario della comunicazione pre-emergenza.

Nella fase emergenziale, la sua figura rientra sia tra quelle dei pubblici dell’emergenza, in quanto deve comunque attenersi fedelmente a protocolli acquisiti e a taluni definiti al momento, gerarchie precise e disposizioni che riceve dai suoi superiori e dalle istituzioni. Allo stesso tempo, il volontario diventa veicolo emittente fondamentale. Il committente rimane chi gestisce l’emergenza,
ma l’emittente privilegiato, perché capillare, può (e se ben seguito deve) essere il volontario. Un esempio calato nella situazione pandemica attuale: nella fase più acuta, quella di chiusura nota come lockdown, il coinvolgimento del volontariato organizzato lo ha visto operare negli aeroporti e nei porti, a rilevamento delle temperature corporee, ma anche nel supporto all’attività sanitaria sul territorio e nell’assistenza alla popolazione.

Il volontariato durante l’emergenza Covid-19

Dalla media di 350 volontari al giorno impiegati a Febbraio, siamo arrivati a superare i 19.000 nel mese di Aprile. Si tratta di un numero considerevole di persone con famiglie, lavori, hobby volontariamente lasciati per un bene collettivo, quella che è bene ricordare essere la res publica, un concetto talvolta dimenticato e con coscienze messe in pace, poi, parlando retoricamente di eroi e missioni.
Questi dati, provenienti dall’Ufficio Stampa del Dipartimento di Protezione Civile, sono un semplice estratto di un periodo emergenziale relativamente recente. Alle attività disposte dal Dipartimento stesso sono state affiancate ulteriori operazioni che nei mesi sopracitati sono state svolte a livello associativo, comunale o in convenzione con Unità locali e Distretti socio-sanitari. Confezionamento e distribuzione di mascherine, farmaci, pacchi alimentari e beni di prima
necessità presso i domicili delle persone più vulnerabili, rilevazione temperature all’esterno di uffici pubblici, informazione e assistenza presso desk, centrali operative, tende e strutture di emergenza, per citare alcuni esempi che hanno visto i volontari parte importante della quotidianità delle persone. Persone che ricordiamo, proprio in quel periodo, non aver avuto la possibilità di spontanee
interazioni sociali. Alla luce delle attività che operativamente si è trovato a compiere, il volontario di protezione civile ha dimostrato grande flessibilità e trasversalità dei ruoli. La natura delle richieste quotidiane poteva variare e ha chiesto, oltre a una densa conoscenza di autoprotezione dal virus, doti empatiche, prima che altre conoscenze tecniche. Se da un lato, infatti, lo svuotamento di un seminterrato allagato dall’acqua o un trasporto sanitario, prevedono un iter formativo, gran parte delle attività svolte durante l’emergenza Covid-19 hanno visto i volontari gestire richieste di diversa natura, dagli scenari differenti, con il solo ma ben presente filo conduttore di proteggersi dall’incombente rischio
biologico.

Volontariato organizzato nella comunicazione d’emergenza

A fronte di ciò, la comunicazione diventa una materia chiave da insegnare e adottare per una ottimizzazione dei flussi informativi in emergenza ai volontari. Volontari che, ricordiamo, essere persone che si adoperano per gli altri e che, qualunque sia la motivazione che li ha spinti a farlo, hanno preso un impegno, spontaneamente, forti di un credo personale che viene vocato alla collettività. Un impegno di responsabilità, oltretutto, che implica una indole al sacrificio formativo. Questa tendenza arricchente va colta da parte delle Istituzioni, in primis, per poterne stimolare la soddisfazione di fare il bene fatto bene, in un rapporto strettamente interconnesso. Se infatti il volontario permette di veicolare anche valori ed empatia va a sopperire all’impossibilità delle Istituzioni stesse di trasmetterli, per ovvi motivi, ovvero la persecuzione di altri scopi, che
richiedono di essere essenziali ed esclusivamente informativi.

Valorizzare il volontariato organizzato in emergenza significa cogliere il meglio che ciascuno nel suo ruolo può offrire e seguirne le naturali tendenze, perché il Fare prima e il Fare di più segua sempre il principio del Fare meglio.

Fonte: Paper Stati Generali della Comunicazione d’Emergenza 2020.

Video “Il ruolo del volontariato organizzato nella comunicazione d’emergenza” visibile a questo link.

Estratto “Fattore umano e fattore digitale cosa abbiamo rilevato dall’emergenza Covid19” visibile a questo link.

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