Nel panorama comunicativo mondiale assistiamo continuamente a discorsi (verbali, si intende) in cui dati, informazioni e opinioni si uniscono, si amalgamano, vengono presentati con intenti più o meno strategici. A volte sono interventi studiati con precisione, a volte incredibilmente ingenui, nonostante la levatura dell’emittente, con tutto quello che ne consegue in termini di reputazione, immagine, percezione dell’andamento stesso dell’emergenza.
La case history inattesa
Chi può dire qual è un esempio sufficientemente completo di come andrebbe fatto un discorso che punti all’autorevolezza e all’essenzialità, senza porgere il fianco a divagazioni, dietrologie o fraintendimenti?
Una case history inattesa viene dal mondo artistico, del cinema per la precisione, dove la finzione (comunque, di alta qualità) può offrire un suggerimento alla realtà. In “2001: Odissea nello spazio” (“2001: A Space Odyssey”), film di fantascienza del 1968 prodotto e diretto da Stanley Kubrick, scritto assieme ad Arthur C. Clarke, non troviamo infatti solo una pietra miliare della narrazione cinematografica, della fotografia, degli effetti speciali, del montaggio e della musica. Troviamo anche, per i più attenti in materia, un interessante modello per un discorso autorevole in emergenza.
Contesto narrativo
Il momento è quello in cui il Dottor Heywood Floyd, arrivato alla base Clavius, informa l’equipaggio lì presente sulla necessità di segretezza della missione a cui stanno prendendo parte. Le opinioni contrastanti tra scienziati sono già nate, quanto si racconta ad amici e parenti è diverso da quanto avviene, ci sono verità troppo grosse che premono per essere condivise. In sostanza, non mancano le critiche negative che nascono per lo più da confronti di natura personale. Sembra che Kubrick sia stato capace di anticipare, tra le tante cose che questo film anticipa, anche le diatribe odierne, in cui la scienza si trova a gestire i personalismi e il concetto di bene collettivo e di bene del singolo hanno confini difficili da definire.
Il discorso del Dottor Floyd
Alla luce di questo quadro di riferimento, cosa afferma nel suo unico e lapidario intervento, da ospite, il Dottor Floyd? Questo il discorso:
Grazie, dottor Halvorsen. Buongiorno a tutti, lieto d’essere tornato. Dunque, innanzitutto vi porto un messaggio personale del dottor Howell, che mi ha chiesto di esternare a tutti voi la sua gratitudine per i molti sacrifici che avete fatto. E naturalmente, i suoi rallegramenti per la vostra scoperta, che potrebbe dimostrarsi una delle più importanti nella storia della scienza.
Io so che c’è stato qualche contrasto di opinioni fra alcuni di voi circa la necessità di assoluta segretezza nella faccenda; più precisamente, un’opposizione alla notizia per far credere che vi sia un’epidemia in questa base. Eh, io comprendo che, oltre alla questione di principio, molti di voi temono la preoccupazione e l’ansia che questa storia dell’epidemia può causare ai vostri parenti e amici sulla Terra. In fondo, comprendo perfettamente le vostre critiche negative. Questa falsa notizia è imbarazzante anche per me.
Tuttavia, condivido la necessità della più assoluta segretezza, come spero facciate voi. Sono certo che vi rendete conto del gravissimo potenziale di shock culturale e di disorientamento sociale insito nell’attuale situazione, se i fatti fossero prematuramente resi pubblici senza preparazione e condizionamento adeguati. Comunque, questa è l’opinione del Consiglio.
E lo scopo della mia visita è quello di raccogliere ulteriori dati e opinioni sulla situazione, e preparare un rapporto per il Consiglio, perché raccomandi come e quando la notizia debba essere annunciata. Ora, se qualcuno vuole espormi le sue opinioni, in privato, se crede, le includerò nel mio rapporto. Mi pare che sia tutto. Qualche domanda?
Veloce analisi del testo
Una persona che va dritta al sodo, come si legge, tuttavia senza mancare di formalità iniziali e accenni all’empatia. L’incipit, infatti, vede in ordine: il ringraziamento per la presentazione, il saluto, la condivisione di uno stato d’animo positivo derivante dall’essere fra i presenti, che favorisce il senso di appartenenza. Segue un messaggio istituzionale che rincara la dose dei ringraziamenti e delle emozioni positive, in un crescendo di captatio benevolentiae. Segue un cambio repentino, che coglie alla sprovvista e anticipa elementi che potrebbero essere negativi: inizia con “Io so“, emblema della consapevolezza, per dimostrare trasparenza. Prosegue con un concetto vago “qualche contrasto di opinioni“, aggiunge precisione man mano che continua la frase, così da non dar adito a altre chiacchiere, come dire: questo è il nucleo delle criticità, ne siamo consapevoli, non lo nascondiamo. In ulteriore avvicinamento all’uditorio, la frase successiva inizia con un momento di calore, un quasi sospirato “Eh, io comprendo“: la comprensione come elemento di complicità, verbo ripetuto poco dopo. Chiude il tema con l’immedesimazione “Questa falsa notizia è imbarazzante anche per me.” e quindi la consacrazione concettuale del senso di appartenenza, come dire “sono uno di voi, so cosa si prova”. Il “Tuttavia” centrale cambia la prospettiva, lascia alle spalle,, anche in termini di valore, tutto quanto affermato in precedenza, come a riportare i convenevoli all’aspetto veramente meritevole di attenzione. Parla, nella seconda parte, delle conseguenze di una comunicazione non adeguatamente gestita, priva di informazioni, seppure poi indichi il lato oscuro della stessa (data l’epoca del film, suona ancor più accusatorio): “se i fatti fossero prematuramente resi pubblici senza preparazione e condizionamento adeguati“, con una questione che tocca quattro punti: la questione temporale (nel “prematuramente“), il potenziale diffusivo (nel “resi pubblici“), l’aspetto delle conoscenze e competenze (“senza preparazione“), last but not least quello strategico e volutamente lasciato criptico (“senza condizionamento“). Il tono di voce cambia nel finale in modo repentino, dove bisogna riprendere le redini della situazione e dare un senso di completezza. In questo frangente spiega quali sono i propri scopi in loco (si specifica la visione individuale, dopo quella collettiva), con un accenno sempre alla necessità di controllare l’annuncio della notizia. Chiude con una apertura finale alle opinioni (ormai, di fatto, contenute) e alle domande. Ne viene fatta solo una, che si limita a chiedere le tempistiche del processo comunicativo, ed è l’occasione buona per rimarcare la segretezza, legittimandola, qui, per la necessità di uno studio completo.
Domandarsi quali punti deboli (più che quelli di forza, ben evidenti) può avere un discorso simile è un interessante esercizio, assieme alla ricerca dei contenuti chiaramente più validi, per chi cerca un modello di discorso autorevole da tenere in emergenza. Per chi lo volesse, a differenza del Dottor Floyd, rimaniamo in reale attesa di opinioni per un confronto, compilando il form qui sul sito.