Cosa si racchiude nella narrazione dell’emergenza operata dai mass media, che così tanto attinge dall’immaginario? Qual è il ruolo del linguaggio in quest’opera comunicativa e quali i limiti del simbolico e delle metafore nella comunicazione d’emergenza, per non risultare retorici? “Angeli del fango”, “eroi delle macerie”, “bomba d’acqua”, “guerra al virus”: perché si utilizzano metafore spesso derivate dal contesto bellico e quali alternative ci sono?
In questa intervista risponde in esclusiva ad About Emergency l’illustre Matteo Adamoli, docente di Pedagogia della Comunicazione e Digital Storytelling presso l’Istituto Universitario Salesiano IUSVE.
Il viaggio in cui ci coinvolge prende il via dal significato stesso del termine “emergenza”, attraversa il senso del simbolico e delle metafore nella comunicazione d’emergenza, trova delle soluzioni valide e arriva a delinearci alcune profonde dinamiche dell’essere umano.
“L’emergenza è qualcosa di improvviso, che ci mette in una condizione di instabilità […] profonda e imparare a descriverla, imparare a creare un immaginario che ci aiuti a tenerci insieme, credo che sia un ruolo che hanno i pedagogisti, ma anche chi si occupa di comunicazione”
Matteo Adamoli
Fonti iconografiche:
Docplayer
Etimo
Grimm Stories
Humans of New York
Il Giornale della Protezione Civile
Il Mattino di Padova
IUSVE
Sky Tg 24
Treccani
Time
Unsplash
Wikipedia