Tempesta Vaia e il ruolo dei volontari nel bellunese

La tempesta Vaia, che nell’ottobre 2018 ha travolto le Alpi orientali in Italia, ha acceso i riflettori sulla vulnerabilità di un territorio, sulla tangibilità del cambiamento climatico, sulla rilevanza delle allerte meteo. La sua violenza ha imposto di rivedere con occhio critico protocolli e tempistiche, ma un accento positivo, ancora una volta, l’ha posto sui volontari. La loro reattività li rende protagonisti assoluti nel delicato processo della comunicazione d’emergenza. Ne parliamo riferendoci alla tempesta Vaia perché ha colpito zone in cui il volontariato organizzato è sempre più un’istituzione, anche per le evidenti necessità di una geomorfologia complessa.

Esemplare è il Comando dei Vigili del Fuoco di Belluno, probabilmente a livello nazionale quello con più distaccamenti di volontari dislocati nel territorio: sono infatti ventuno, distribuiti uniformemente nel territorio provinciale. Nell’area, la prima fase dell’emergenza è stata affrontata proprio dagli operatori volontari del Comando stesso. In questi territori spesso scomodi, essere un membro attivo della propria comunità rientra nel senso di responsabilità innato, un valore che caratterizza proprio le comunità montane. Il Comandante dei Vigili del Fuoco di Belluno Girolamo Bentivoglio Fiandra ha definito così questa virtù: “È una sorta di tradizione e cultura dell’autoprotezione, che caratterizza gli ambienti montani. Sono pronti sempre a partire nei primi momenti.”.

Una cultura del soccorso innata e capillare, che nel contesto di Vaia, con molte strade interrotte per la caduta di alberi, ha consentito di portare il primo soccorso in zone che altrimenti non sarebbero state raggiunte prima di qualche ora, perché c’era la necessità di tagliare gli alberi e liberare le strade. Ecco che i volontari sono stati i primi a portare conforto, sia tecnico sia psicologico, alla popolazione spesso in età avanzata e rimasta isolata.

Certo, con “volontariato organizzato” si intende una realtà che va ben oltre l’improvvisazione e il sentimento di slancio che si prova quando, di fronte a un’emergenza, si sente il bisogno di essere utile. Significa, innanzitutto, che c’è un percorso formativo alle spalle, impegnativo alla luce del fatto che spesso si tratta di persone che svolgono tutt’altra professione rispetto al volontariato di protezione civile, ma anche rispetto a quello sanitario.

A seguito viene individuato il ruolo che assumono nel processo di soccorso, ma prima ancora in quello “comunicativo” a seguito del verificarsi di un’emergenza. Nel caso dei volontari dei vigili del fuoco di Belluno, sia la formazione sia l’attivazione dalla Sala Operativa è in capo al Comando provinciale. “Sono a tutti gli effetti Vigili del Fuoco – ha dichiarato nuovamente il Comandante – quando vengono chiamati per integrare il dispositivo di soccorso provinciale.”. Come in altre realtà, ci sono distaccamenti che danno l’operatività, si organizzano in turni presso le loro sedi e in pochissimi minuti sono pronti a partire. Altri distaccamenti invece possono dare il supporto tramite reperibilità, hanno quindi più tempo rispetto ai primi per integrare la squadra dei permanenti.

Trattandosi di persone che lavorano e hanno una propria vita privata, il momento di maggior operatività dei volontari è chiaramente il fine settimana. Una passione che richiede impegno, presa di coscienza, un valore aggiunto di cui il professionista del soccorso non può fare a meno, trattandosi del 50% degli operatori che intervengono in emergenza, basti lasciarvi proprio il dato del territorio del bellunese: a fronte di 250 vigili del fuoco professionisti, i volontari su cui possono contare sono ben 450.

Cosa poteva esser fatto meglio? Per rispondere a questa domanda, come spesso accade, le richieste di soccorso e i danni conseguenti a un’emergenza (nel caso della tempesta Vaia molto limitati alle persone, molto violenti sull’ambiente) devono essere il punto di partenza per un post emergenza che sia già preludio a quella successiva. La comunicazione post emergenza stessa trova il suo motivo di esistere nell’essere elemento su cui lavorare per una corretta comunicazione pre, in caso di ulteriori necessità future.

A questo link trovate l’intervista integrale al Comandante dei Vigili del Fuoco di Belluno Girolamo Bentivoglio Fiandra.

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