Lo stile comunicativo dei volti mediatici dell’emergenza Covid-19

“Non si può non comunicare” cita il primo degli assiomi della comunicazione della scuola di Palo Alto (California), di cui uno dei maggiori esponenti fu Paul Watzlawick. Un fattore che abbiamo voluto mettere alla prova analizzando alcuni dei volti mediatici dell’emergenza Covid-19. Se da un lato, infatti, troverete come fonti contesti istituzionali, in cui i discorsi sono scritti, gli atteggiamenti misurati e gli abbigliamenti hanno tutto il tempo di essere curati, dall’altro lato abbiamo provato a definire gli stili comunicativi che emergono in cinque tra le figure più esposte a livello mediatico durante questa emergenza, avvalendoci di una materia della psicologia definita “programmazione neurolinguistica” (PNL).

La PNL è un approccio che si avvale di tre livelli di lettura della persona che abbiamo di fronte: il verbale afferisce alle parole pronunciate, è il contenuto espresso; il paraverbale è la forma con cui questo viene espresso, quindi tono di voce, velocità, ritmo. Infine, il non verbale è tutto ciò che afferisce alla sfera espressiva in senso lato: gestualità, mimica del viso, lo stesso abbigliamento. Consapevoli dei differenti ruoli nella gestione dell’emergenza Covid-19, verranno di seguito analizzati gli stili comunicativi di Angelo Borrelli, Domenico Arcuri, Giulio Gallera, Luca Zaia, Vincenzo De Luca.

Angelo Borrelli, Capo del Dipartimento della Protezione Civile
stile analizzato durante le conferenze stampa quotidiane del Dipartimento stesso

Verbale: i contenuti comunicati sono perlopiù resoconti numerici, circoscritti alle evidenze scientifiche. Anche nelle risposte ai giornalisti, prevale il “so di non sapere” e, in tal caso, il riferimento al consulente che di volta in volta accompagna è costante.

Paraverbale: l’espressione del viso denota un approccio ovattato alla situazione, potenzialmente razionale. Lo sguardo rivela talvolta qualche disappunto, soprattutto a fronte di alcune domande rivolte, ma il verbale ha sempre contenuto la reazione. Ritmo non artificioso, tono di voce privo di picchi, neutrale.

Non verbale: approccio istituzionale, anche nell’abbigliamento, limitato ai minimi gesti possibili, presenza contenuta.
Stile cronachistico

Domenico Arcuri, Commissario straordinario per l’emergenza Covid-19
stile analizzato in occasione delle conferenze stampa di aprile 2020

Verbale: uso di metafore e figure retoriche vivide hanno consentito alla figura di apparire meno di altre, ma di farlo in modo autorevole in particolar modo nel parlare un linguaggio di facile decodifica che arriva al sodo.

Paraverbale: il tono è perentorio e il ritmo lento, pone molta enfasi sulle parole dette. Lo sguardo è espressivo e, pur nella lettura, spesso sosta sul pubblico che ha fisicamente di fronte e non cerca le telecamere.

Non verbale: l’approccio a spalle basse sembra dichiarare il peso che grava sul ruolo, gestualità al minimo, vestiario sobrio.
Stile incisivo

Giulio Gallera, Assessore al Welfare di Regione Lombardia
stile analizzato in occasione delle conferenze stampa quotidiane della Regione Lombardia

Verbale: padronanza linguistica, anche tecnica, dei termini, che tuttavia talvolta pecca nell’usare acrostici senza esplicitarli, capacità narrativa.

Paraverbale: l’approccio è posato, l’espressione affabile, espressività cristallina.

Non verbale: gestualità tra le più evidenti, seppur a modo. Vestiario istituzionale, in giacca e cravatta il più delle volte.
Stile accomodante

Luca Zaia, Presidente della Regione Veneto
stile analizzato in occasione delle conferenze stampa della Regione Veneto

Verbale: le parole scelte sono estremamente definite, semplici e informali, continuamente tendenti alla concretezza dei fatti.

Paraverbale: ritmo diversificato, timbro forte e pause enfatiche spontanee.

Non verbale: il viso è spesso contrito, l’espressione facciale interpreta appieno quella verbale che cerca determinazione e vuole comunicare il fatto che non ammette compromessi.
Stile verace

Vincenzo De Luca, Presidente della Regione Campania
stile analizzato in occasione delle conferenze stampa della Regione Campania

Verbale: parole trasparenti, si avvale spesso di locuzioni colloquiali. I discorsi sono particolarmente enfatici negli incipit e nelle chiusure, uso di espressioni vivide.

Paraverbale: ritmo lento e costante nelle pause, rallentamento e aumento del volume in corrispondenza di parole chiave.

Non verbale: gestualità al minimo, lo sguardo è particolarmente espressivo nella sua rigidità anche fisica, dal momento che è fermo sulla telecamera come a guardare direttamente negli occhi ogni cittadino, l’aspetto è sempre estremamente istituzionale, curato ed elegante.
Stile autoritario

La diversità delle forme espressive e degli stili comunicativi derivanti è da circoscrivere agli eventi e, per alcune figure, a dei momenti specifici dell’emergenza. Va comunque considerato che proprio la gestione di numeri e informazioni da trasmettere, spesso drammatici nel corso di questa emergenza, evidenzia con autenticità anche la persona più strategicamente preparata.

Desideriamo concludere, inoltre, anticipando l’obiezione prevalente, quando si assume la prospettiva della PNL, ovvero che il piano puramente verbale valga per poche unità percentuali nello scambio comunicativo. È vero in termini quantitativi, ma in termini qualitativi, proprio in emergenza, è fondamentale che questi contenuti siano nitidi, certi e misurati. Comunicare poche, ma precise e reali informazioni, in sostanza, significa operare con professionalità. In materia, tutti gli stili analizzati, per quanto anche molto diversi tra loro, hanno dimostrato di cercare questa pertinenza d’insieme a favore della qualità informativa.

Photo credit unsplash-logoLucrezia Carnelos

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