L’infezione di origine virale COVID-19, provocata dal virus SARS-CoV-2, meglio noto come (nuovo) Coronavirus…quanta complessità in questa frase e quanta confusione può generare, più o meno consapevolmente. In questo articolo si affronta la comunicazione d’emergenza trattando le parole della pandemia. Alcune sono state predominanti nella fase iniziale, altre si sono fatte largo dal punto di vista mediatico nell’attesa del picco di contagi, altre si intravvedono all’orizzonte. Questo articolo è stato scritto nei giorni di presunto apice dei contagi in Italia, sarà interessante scoprire insieme se il futuro ne riserverà altre, oltre a quelle fin qui individuate.
Iniziamo con il definire meglio il protagonista della pandemia:
- Coronavirus: è la famiglia di virus a RNA (che differisce da quelli a DNA per una serie di caratteristiche) scoperti negli anni ‘60.
- Covid-19: è l’acronimo di “COrona VIrus Disease“, mentre il numero è l’anno della prima manifestazione. Si tratta dell’infezione provocata dal Sars-Cov-2, di cui di seguito.
- Sars-Cov-2: è il virus responsabile dell’attuale pandemia e il nome deriva da “Sindrome respiratoria acuta grave (l’acrostico in inglese è appunto Sars) – Coronavirus – 2”. A scegliere il nome è stato l’ICTV, International Committee on Taxonomy of Viruses, gruppo di scienziati che ha il compito di nominare i virus. Essendo questo un fratello del virus provocato dalla Sars (SARS-CoV), è ben presto motivato il “2” finale.
All’inizio, quando ancora l’epidemia sembrava limitarsi alla Cina, il virus è stato spesso chiamato solamente “Coronavirus”. Quando ha iniziato a interessare la realtà europea e in particolar modo italiana, anche i media hanno iniziato a evolversi in termini di padronanza linguistica e hanno iniziato a usare il nome preciso della rischiosa infezione.
Nelle prime settimane è risultato necessario comprendere la differenza tra:
- virus: microorganismi costituiti da materiale genetico (RNA o DNA, i Coronavirus sono a RNA) racchiusi in un involucro di proteine. Non sono in grado di riprodursi autonomamente e hanno bisogno di vettori per la diffusione.
- batteri: organismi unicellulari, più grandi dei virus e capaci di replicarsi autonomamente. Alcuni di questi sono normalmente presenti nell’organismo umano e assolvono ad alcune funzioni metaboliche e difensive del sistema immunitario. Quelli patogeni, invece, possono essere aggressivi e dannosi.
Sono entrati nel linguaggio comune iniziale anche termini quale:
- paziente zero: il primo paziente contagiato, tanto a lungo cercato nell’indagine epidemiologica italiana. È importante individuarlo solitamente per contenere la sfera dei suoi contatti e “accerchiare” così il virus, dal momento che questa operazione permette di anticipare e minimizzare i contagi.
- zona rossa: in emergenza si tratta di un’area ad alto rischio, che necessita di essere delimitata e contenuta. È soggetta a una serie di limitazioni e divieti, per un periodo temporaneo o continuativo. Ad esempio, a ridosso del Vesuvio è riferita ai comuni in cui l’allerta, in caso di eruzione, è massima. O, ancora, nel 2001 a Genova, venne riferito all’area appositamente blindata in cui si svolse il G8, limitatamente al periodo dello stesso.
Con il raggiungimento dell’apice dell’epidemia in Italia abbiamo assistito all’introduzione di termini decisamente inusuali nel linguaggio comune e, soprattutto, mediatico:
- Draconiano: riferito ai provvedimenti, riporta alla mente la durezza e la severità del legislatore ateniese Dracone, autore del primo codice scritto della città (VII secolo a.C.), noto come “fondatore” del diritto penale.
- Plateau: si è spesso sentito riferito alla curva attesa dell’apice della pandemia. Nel linguaggio tecnico e scientifico, infatti, viene chiamato così ogni tratto di un diagramma (rappresentativo di una grandezza) che scorre più o meno parallelo all’asse delle ascisse, ovvero sembra quasi orizzontale, “piatto” come si può intuire dal nome, per l’appunto. Una specifica che indica come non si assista a una vetta acuminata, ma si prevedano giorni di alti e bassi, prima dell’inizio della discesa.
- Lockdown: infine, è un anglicismo che indica le misure di sicurezza e contenimento (mutuato dal linguaggio in contesto carcerario) per un’emergenza in atto. Volendo essere più precisi, la definizione che meglio indica le misure di sicurezza cui l’Italia è stata vincolata nell’ambito della pandemia Covid-19 è “distanziamento sociale” che include tutto quanto è stato richiesto (quarantena, distanza di 1 o 2 metri tra persone, divieto di assembramento…).
Molto si potrebbe infine dire sul termine infodemia, tanto temuta dall’OMS fin dal 2 febbraio 2020 e poi rivelatasi tristemente dilagante. Ci limitiamo a queste dieci parole della pandemia, a nostro avviso particolari e rappresentative, sicuri che saranno il preludio ad altre, più semplici e significative, quali abbracci, convivialità, sempre e comunque rispetto, vita.
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