Il ruolo dell’empatia durante le emergenze umanitarie 1/2

ruolo dell'empatia nelle emergenze umanitarie

Nella notte tra il 25 e il 26 febbraio 2023, a Steccato di Cutro, 94 persone sono morte e 11 sono risultate disperse (al 15 aprile 2023) a seguito del naufragio di un caicco sovraccarico di persone, alla ricerca di una vita migliore di quella lasciata nelle terre natali. In balia del mare mosso, l’imbarcazione, già un relitto, non ha retto. Tra le prime esternazioni politiche è emersa – in termini mediatici – quella del ministro dell’Interno Piantedosi, che al termine dell’incontro con i rappresentanti di istituzioni e le forze dell’ordine della provincia di Crotone, svoltosi in prefettura dopo il naufragio, ha dichiarato: «L’unica cosa che va detta e affermata è: non devono partire»1.

1La Repubblica, Naufragio nel Crotonese, Piantedosi: “In queste condizioni migranti non devono partire”, (2023.07.27),

La natura basica dell’affermazione e la riduzione a un senso logico, dettato da una visione più razionale e dotata di risorse migliori disponibili per affrontare determinate difficoltà, ha fatto risultare l’intervento superficiale e supponente per il pubblico mediatico generalista. Ne è scaturita una polarizzazione tra accusa e difesa relativamente a quanto dichiarato. L’esperto di diritto del mare Fulvio Vassallo Paleologo ha affermato che chi doveva accertarsi che le persone a bordo stessero bene era la guardia costiera italiana, competente in tema di soccorsi in mare. Le autorità italiane avrebbero dovuto verificare la stabilità e la sicurezza dell’imbarcazione, ed eventualmente scortarle in porto. «Lo dice molto chiaramente la Convenzione di Amburgo del 1979, e i casi in cui si deve intervenire sono stabiliti dall’articolo 9 del Regolamento Frontex 656 del 2014, vincolante per tutti gli stati europei», spiega Vassallo Paleologo.

Le soft skills necessarie per chi comunica in emergenza

Quanto è bene considerare è che il mondo delle organizzazioni multi-audience, quali istituzioni e associazioni, hanno quale principale valore e risorsa, da cui attingere e a cui restituire benefici, quella umana, in un interscambio arricchente per entrambi.

Questo significa che, soprattutto in un contesto quale quello comunicativo odierno, per creare un rapporto di fiducia occorre puntare al dialogo e alla coerenza. Se sulla seconda non viene avanzato dubbio alcuno, c’è stata una difesa e argomentazione del Ministro in merito a quanto ha affermato confermando la solidità del suo credo, ci soffermiamo sul primo argomento, il dialogo.

Il dialogo, in un contesto emergenziale a maggior ragione, è fondamentale per comprendere quanto prima le azioni giuste da compiere e per generare fiducia nel proprio uditorio in merito alle azioni stesse che verranno compiute. Ogni dialogo nasce dall’ascolto, attivo e partecipato. L’obiettivo è duplice: funzionale, innanzitutto, per trovare la migliore e più veloce soluzione all’emergenza, reputazionale per tutte le realtà coinvolte, soprattutto per una Istituzione verso i singoli cittadini. Anche in questo caso è necessario assicurarsi sulla piena comprensione dei termini. L’explicatio terminorum rappresenta la base per un codice che sia condiviso e, solo in un secondo momento condivisibile.

Ulteriore abilità da allenare è la sensibilità istituzionale. Questa rappresenta una virtù capace di comprensione delle dinamiche, tanto a monte, da intendersi quelle scatenanti un evento tragico quale il naufragio, quanto a valle, nel rivolgersi a un pubblico che non può comprendere le dinamiche geopolitiche (la popolazione generalista) o che comunque, per professione e personale tendenza, chiede spiegazioni (i rappresentanti dei media). Oltretutto, una sensibilità può risultare necessaria anche di fronte a chi, pur dovendo rispondere a protocolli e tecnicismi, si trova investito di un carico morale non indifferente, ci si riferisce qui agli operatori del soccorso. Tre diversi destinatari, a cui una sensibilità allenata, da non confondere con debolezza, bensì con una dimensione dell’umano, può avvicinare.

La figura dei politici nella comunicazione di emergenza

Per meglio comprendere il ruolo del Ministro Piantedosi dobbiamo ricordare l’etimologia della “politica”, ovvero la polis, complesso delle attività che si riferiscono alla ‘vita pubblica’ e agli ‘affari pubblici’ di una determinata comunità di uomini, che tutela e amministra la res publica, un bene che va oltre l’approccio istituzionale e rappresenta un patrimonio collettivo e condiviso, proprio perché tutti (nell’idea originale) ne traggano beneficio.

Immedesimarsi in un ruolo politico al punto di emettere affermazioni di natura, invece, soggettiva è un bias cognitivo, in cui molte delle figure politiche, complici l’esposizione e la pressione mediatica, si trovano a incappare, ponendosi su un piano prestazionale personale. Nel parlare di reputazione in questo frangente ne va di una possibilità o meno di immagine di un intero Paese e collettività. Un’istituzione può ragionare in ottica soggettiva, perché di base è costituita da esseri umani, ma questi devono allenarsi affinché questo non avvenga nelle vesti istituzionali. Ancor di più in emergenza, infatti, un’istituzione deve ragionare come una collettività ed essere aperta al dialogo, quindi, anzitutto, all’ascolto. Si tratta, anche, di allenare le proprie figure rappresentative a quell’intelligenza emotiva e a quell’etica (queste, sì, soft skills da riferirsi alle persone delle istituzioni, perché vadano a vantaggio della collettività) che inevitabilmente innescano solidarietà, comprensione ed elementi costruttivi anche dopo una tragedia, per minimizzare il rischio di potenziali emergenze successive.

Lo spessore istituzionale, tramite i suoi rappresentanti, deve combaciare con lo spessore umano. Consiste nell’aver pienamente compreso il proprio ruolo. Chi rappresenta un popolo deve avere anche la consapevolezza di dover applicare quel che sa a tutela di tutto quel che può. Oggi, ad esempio, riconoscere che la collettività è sempre più varia nelle origini e nelle destinazioni, sempre più complessa nelle dinamiche, sempre più bisognosa di solidarietà, permette di non generalizzare, con il rischio di dimostrarsi, in realtà, poco preparati.

Ulteriori approfondimenti:

Annalisa Camilli, Chi sono le persone morte sulla spiaggia di Crotone, (2023.03.03)

Juho Lindman, Jukka Makinen, Eero Kasanen, «Big Tech’s power, political corporate social responsibility and regulation», in Journal of Information Technology 2023, Vol. 38, (2), 144–159.

Paul Walker, «Ears are for listening: The importance of hearing», in Ethics, Medicine and Public Health, Elsevier, August 2023.

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