Comunicazione politica e strumentalizzazione dell’emergenza

“Emergenza” sembra essere una chiave passe-partout nella politica italiana.
Dal momento che indica una situazione di non adeguata corrispondenza delle risorse impiegate per un evento che può causare danni a persone, ambienti, oggetti, in politica ne viene sfruttata la parola (o il campo semantico, se pensiamo anche al concetto di sicurezza) per avanzare più o meno velate accuse relative all’amministrazione di suddette “risorse”, solitamente la controparte, o per promesse che fanno leva sull’istinto all’autoprotezione e sul sentimento primordiale di paura, di perdere qualcosa di valore incommensurabile quale la vita per sé e i propri cari, a pieno sfruttamento di bias cognitivi faticosi da gestire. D’altra parte, “lo stile comunicativo è lo stile di leadership“, si diceva in qualche articolo fa, e la scelta dei termini è il punto di partenza, di peso, nel definire l’identità politica. Per comprendere se, poi, comunicazione politica e strumentalizzazione dell’emergenza siano effettivamente legate, si offre qui solo un piccolo suggerimento, di natura linguistica, da allenare.

Scelte espressive in politica

Se una lettura veloce di contenuti, magari digitali, ci fa temere un legame tra comunicazione politica e strumentalizzazione dell’emergenza, una piccola attenzione può permetterci di mantenere allenato il pensiero critico quando compare questa parola (o suoi affini) nei discorsi che intercettiamo online. In contesto comunicativo, infatti, il contenuto e la forma sono fortemente legati tra loro, ma possono contribuire in modo differente a una comprensione dei contenuti. Per esempio, anche solo l’enunciato “purtroppo, la retorica e la linguistica in politica non sono trattati sempre con la nobiltà che dovrebbe contraddistinguere le due discipline, anzi” sta esprimendo una posizione soggettiva, quella dell’autrice dell’articolo. Questo diventa passibile di strumentalizzazione velata ma profonda, alcuni concetti e toni (che, dalle scelte fonetiche di un termine alla punteggiatura, rientrano a far parte della forma) vengono sfruttati a favore di visibilità e, quindi, di potere, da mantenere elevato affinché diventi ideologia e non solo una fortunata quanto effimera viralità.

Esercizio di riflessione su casi reali

Per favorire una comprensione delle dinamiche, un primo esercizio di riflessione è chiarire il più possibile gli intenti comunicativi e a seguire cercarne (o chiederne) le fonti. Per il primo obiettivo, tra gli strumenti suggeriti, c’è la resa esplicita della frase che si è sentita pronunciare o che è stata letta. In linguistica, si definisce assertiva una frase che enuncia, che trasmette, informazioni, opinioni, credenze e fatti. Prendiamo gli esempi che seguono: sono stati scelti alcuni profili politici, tra i più mediaticamente in vista, in corsa per le elezioni del 25 settembre 2022. Si è scelto di verificare su un singolo canale, Twitter, l’occorrenza della parola emergenza nei contenuti originali da loro pubblicati. Viene quindi riportato il numero di ricorrenza della parola negli ultimi 6 mesi e il più recente tweet (al 24/08/2022, data di finalizzazione del presente articolo) che la contiene. A seguito, viene proposta una forma assertiva del Tweet, che può meglio far comprendere il contenuto.

Tweet di Enrico Letta, segretario del Partito Democratico, che contengono la parola “emergenza” nel periodo 24 febbraio – 24 agosto 2022: numero 2

VERSIONE ORIGINALE: Dopo settimane di terribile siccità una giornata di devastazioni torrenziali in #Toscana. Lo stato di emergenza è necessario. Ed è soprattutto necessario rendersi conto che il #clima si sta ribellando.

POTENZIALE VERSIONE ASSERTIVA: Dopo settimane di seria siccità, sono stati diversi i danni da eventi torrenziali in #Toscana. Questi danni significano che non sono state messe in campo le risorse necessarie a minimizzare il rischio, quindi ci troviamo in evidente stato di emergenza. Per chi (sott.: “come noi”) è già consapevole che il clima dia segnali di risposta a comportamenti non sostenibili, significa essere pronti ad agire in materia (sott. “siamo più pronti di chi doveva mettere in campo delle risorse preventive e non l’ha fatto perché non si è reso conto, quindi è poco attento nei confronti del clima”).

Tweet di Matteo Salvini, segretario federale della Lega Nord, che contengono la parola “emergenza” nel periodo 24 febbraio – 24 agosto 2022: numero 9

VERSIONE ORIGINALE: -38. #Credo in CITTÀ SICURE. Arginare l’emergenza baby gang, fermare la violenza, contrastare lo spaccio e stop sbarchi per riportare SICUREZZA per le strade. Come farlo? Più assunzioni per le Forze dell’Ordine, più telecamere e investire nell’utilizzo del taser. 1/2

POTENZIALE VERSIONE ASSERTIVA: Mancano 38 giorni alle votazioni e lo slogan della Lega #Credo viene qui declinato sul tema della sicurezza nelle città. Credere in città sicure significa progettare come contenere un fenomeno reso dilagante (sott.: “da altri”) quali la delinquenza minorile nelle città, fermare la violenza (sott. “pre-esistente a noi”), contrastare lo spaccio (sott. “pre-esistente a noi”) e fermare gli sbarchi indiscriminati per portare la sicurezza che ora non c’è (oppure, “che causano insicurezza”) nelle strade. Come farlo? Noi promettiamo più assunzioni tra le Forze dell’Ordine, più telecamere nelle strade cittadini e investimenti per mettere le suddette Forze dell’Ordine nella possibilità di utilizzare il taser. Segue ulteriore Tweet sul tema.

Tweet di Carlo Calenda, segretario del partito Azione, che contengono la parola “emergenza” nel periodo 24 febbraio – 24 agosto 2022: numero 6

VERSIONE ORIGINALE: Aiutare l’Ucraina non vuol dire favorire un’escalation che potrebbe trascinarci in un conflitto diretto. Le nostre priorità devono essere investimenti in difesa e autonomia strategica sull’energia. Basta con i no a tutto o alla prossima emergenza saremo punto e a capo.

POTENZIALE VERSIONE ASSERTIVA: Aiutare l’Ucraina è divenuta occasione per molti (sott.: “che non siamo noi”, sottinteso rafforzato dal seguente “nostre priorità”) di favorire un’escalation che ha tra le conseguenze il condurre l’Italia in un conflitto diretto. Le nostre priorità sono gli investimenti nella difesa nazionale e nell’autonomia con una pianificazione a lungo termine e uno studio geopolitico definito e mirato in materia di approvvigionamento energetico. Contrastiamo quindi coloro che dicono sempre “no” (sott. “senza un vero e proprio metodo di analisi”) o ci troveremo nuovamente senza le giuste risorse e una prossima emergenza è inevitabile e ci troverà impreparati (sott. “a causa d’altri che non fanno prevenzione”).

Tweet di Giuseppe Conte, segretario del Movimento 5 Stelle, che contengono la parola “emergenza” nel periodo 24 febbraio – 24 agosto 2022: numero 4

VERSIONE ORIGINALE: In questi momenti drammatici abbiamo due obblighi morali.
1) intervenire subito e massicciamente a sostegno di territori colpiti, famiglie e imprese
2) non nascondere più la testa sotto la sabbia sull’emergenza climatica: gli ultimi eventi impongono misure straordinarie, ora.

POTENZIALE VERSIONE ASSERTIVA: Di fronte al cambiamento climatico, ai rischi che comporta, ai danni a cui stiamo assistendo in questi giorni, chi è responsabile (sott. “ma non siamo noi, quindi è quanto faremmo se fossimo i responsabili”) deve:
1) intervenire in tempi rapidi e con sostanziosi investimenti a sostegno sui territori che hanno subito danni, a favore di famiglie e imprese;
2) affrontare (sott. “come faremmo noi”) l’emergenza climatica in atto, che richiede misure straordinarie perché non sono state messe in campo sufficienti risorse di prevenzione da chi doveva farlo e ora sta nascondendo la testa sotto la sabbia.

La forma assertiva, per come vediamo, tenta di esplicitare e risolvere alcuni sottintesi: così facendo emerge solitamente un’affermazione forte, una presa di posizione e un impegno che, nel suo definire una tale sicurezza di sé, può portare l’interlocutore ad avere dei sospetti e a porsi più di una domanda sulla veridicità di una simile dichiarazione, così ferma, priva di dubbi.
Per quello si utilizzano sistemi di omissione, presupposizione, evocazione, verbi formulati al passivo che non citano l’autore delle azioni “incriminate”, così che possano sembrare suggerire, senza dichiarare apertamente, così che possano sembrare informali o colloquiali, quindi più affabili, e lasciare anche quel margine di irrisolto che permette di non far risultare un eventuale attacco “diretto”, ponendo l’emittente dalla parte del “torto” da cui l’altro deve difendersi ed emergere, quindi, come “vittima”.

Come adottare un pensiero critico di fronte agli slogan politici sull’emergenza e affini?

Certo, per quanti caratteri abbia, questo articolo risulta riduttivo nell’affrontare la criticità che vede comunicazione politica e strumentalizzazione dell’emergenza legate da millenni. L’input che si desidera lasciare è quello di prestare attenzione quando leggiamo, talvolta con facilità, parole quali “emergenza”, “sicurezza” e proviamo a tradurre le dichiarazioni in una forma assertiva. Può rendere esplicito un intento comunicativo che non era palese, ridimensionando l’uso stesso di concetti così delicati in un discorso in cui, magari, non risulta così necessario usarli. Da un lato, è anche nostro dovere setacciare i contenuti per smorzarli ove necessario, magari fornendo fonti a supporto o a confutazione di quanto leggiamo.
Perché sarebbe un errore grave lasciare perdere e normalizzare il concetto di emergenza, tale per cui non si possa più coglierne la sfumatura originale, di qualcosa che emerge perché effettivamente mancano le risorse adeguate a contenerla. Entriamo in un campo che tutela il diritto all’autoprotezione: banalizzare quanto si potrebbe fare e non viene invece fatto a titolo preventivo, significa assuefarsi all’impossibilità di determinare i confini del proprio stesso ben-essere, quando non affidare alla competenza o incompetenza di altri i limiti di una vita semplicemente sicura, dove e fintanto che è possibile.

Quale approfondimento scientifico, si suggerisce il libro:

LOMBARDI VALLAURI E., La lingua disonesta. Contenuti impliciti e strategie di persuasione, Bologna, Il Mulino 2019.

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